L'idea e il torneo

La locandina della prima edizione del torneo

Il luogo comune rende claustrofobico lo scienziato ed il rivoluzionario, il genio ed il ribelle, il precursore e il folle. Da un lato esso delimita lo spazio di un’idea che ineluttabilmente si mummifica, dall’altro trattiene il respiro nesciente di quanti silenziosamente passano, senza re-azione, da una dimensione all’altra dell’esistenza.

Noi, intolleranti al luogo comune di una "giustizia ingiusta perché preda di un sistema che ha cessato di essere meritocratico", abbiamo voluto coltivare “una provocazione”: portare a maturazione i semi di un insegnamento.

L’insegnamento è quello che da Aristotele e Quintiliano, passando attraverso la moderna comunicazione forense di stampo anglosassone è giunto fino ai giorni nostri per dimostrare come “fare colpo con le parole senza essere colpiti dal Tempo, dalla noia e da centinaia di altri agenti patogeni che “si annidano” nelle “piaghe della Giustizia italiana” spesso anestetizzata da archetipi e formulari.

L’importanza di esso emerge analizzando i criteri di valutazione che la legge impone per il superamento delle prove scritte ed orali all’esame di stato per l’abilitazione all'esercizio della professione di avvocato (Legge 31 dicembre 2012, n. 247, art. 46). Ai fini dell’idoneità assume rilievo da un lato,

  • la chiarezza, la logicità ed il rigore metodologico dell'esposizione e dall’altro,
  • la dimostrazione della conoscenza delle tecniche di persuasione e argomentazione.

A ciò il sistema universitario italiano paradossalmente non mira, anzi altrettanto paradossalmente ignora e disattende quanto poi, incoerentemente, la legge eleva a requisito di idoneità.
Ciò determina una intollerabile lacuna nella formazione di quanti dovranno, per contratto, far colpo con le parole.
Questa iniziativa si colloca, quindi, in un’area ancora tutta da scrivere per colmare una imbarazzante falla del sistema formativo ed incoraggiare i giovani ad acquisire maggiori conoscenze e migliori tecniche argomentative e persuasive.
Di qui l’idea di avviare con soggetti immuni dall’alienazione per “rassegnazione” un progetto che permettesse ai giovani di navigare con la parola tra istituti giuridici vecchi e nuovi assecondando un approccio pragmatico e consapevole mirato a sviluppare abilità argomentative di “conquista”. Un torneo quindi per alimentare curiosità, e far emergere talento, preparazione ed abilità. Un torneo da giocare su un tavolo di strategie difensive in cui le pedine vengono mosse dalla retorica classica seguendo gli schemi della disputa di Aristotelica memoria. Obiettivo del gioco è quello di dare scacco matto (d’atto) all’avversario razionalizzando il tempo assegnato e traducendolo in un discorso efficace, distribuito opportunamente nelle sei parti del discorso e modulato a ritmo di ethos, logos e pathos.
A vincere, nei limiti imposti dalla validità e correttezza del giuridico ragionamento, non sarà chi avrà avuto, a parere della commissione, ragione ma chi avrà dimostrato di essere stato più efficace nella costruzione della difesa della parte che gli verrà assegnata, nel rispetto delle regole del saper dire e contraddire.